Daniele Cacia e Leonardo Perez. Entrambi di professione centravanti, seppur con caratteristiche diverse, entrambi la stessa identica predisposizione mentale a voler essere la ''star'' dell'attacco. Diversi i risultati. Quasi 130 gol in B per il primo (a proposito, basta una decina circa di reti per divenire il miglior marcatore in B), 7 realizzazioni finora per il secondo. Lo scorso anno all'arrivo di Cacia, l'allenatore di quel tempo, Mario Petrone, provò a farli coesistere: risultato altamente fallimentare. Due sole reti per Perez. Una sola addirittura per Cacia. Dall'arrivo di Mangia, il cambio di passo, con 16 reti realizzate da Cacia nei successivi incontri. La domanda che viene spontanea è : ma Cacia e Perez possono coesistere ? La risposta, perentoria, è una : no. Perchè ? Chiederete voi... proprio per le ragioni di cui sopra. Cacia e Perez si sentono terminali, vorrebbero essere gli unici finalizzatori del gioco della squadra, come è giusto per una prima punta. Ma la troppa predisposizione al sacrificio e alla corsa di Perez, anche per attitudini fisiche, lo rendono, per forza di cose, poco lucido sotto la porta. Mentre per quanto concerne Cacia, il minor movimento, per una questione appunto di caratteristiche, lo mantiene freddo, lucido, invidiabile cecchino negli ultimi 16 metri. E l'errore di Petrone fu proprio quello, credere che Cacia potesse fare lo stesso lavoro di Perez, andando a spaziare per tutto il fronte d'attacco, quando il goleador calabrese non lo ha nelle corde e, cosi facendo, non sarebbe stato il terminale finale, la stella, l'uomo capace di far cambiare il volto della squadra, il giocatore determinante che lui voleva sentirsi e che successivamente è stato. E questa coppia è stata deleteria per la squadra. Direte voi....cos'è cambiato da allora ? E' cambiato tanto, è cambiato tutto. Perchè in quest'anno e mezzo di naftalina per Perez, tutti i giocatori presenti in rosa, lui compreso, hanno capito che il giocatore determinante per l'Ascoli è Daniele Cacia, che ancora a 33 anni gonfia la rete con la fame che ha sempre avuto e che tanti ragazzi con dieci - dodici anni di meno dovrebbero avere. E Perez , domenica scorsa, ha lottato, spalleggiato, preso e fatto falli, giocando quasi da gregario, giocando lui in funzione di Cacia. A volte anche allargandosi in contropiede per servirlo. Certo, la qualità non è quella di un trequartista, le giocate non sono quelle di un rifinitore. Ma l'abnegazione, la forza, la duttilità che ha messo in campo e la predisposizione a mettersi a disposizione del compagno e a essere quasi ''gregario''(scusate la ripetizione) dello stesso Cacia lo hanno reso più partecipe, più nel vivo del gioco, più utile alla causa di quanto non lo fosse giocando centravanti. Si dice sempre che con troppi galli a cantare non si fa mai giorno.  E forse cosi è, e cosi si è dimostrato. L'Ascoli non può mai prescindere da Cacia ma potrà avere in Perez un 'arma importante se lo stesso giocherà con l'atteggiamento di domenica. E se l'Ascoli stesso giocherà come domenica, arbitri a parte, avrà buone chances di salvarsi. Una squadra che ha una sua identità ben precisa e che inizia a capire quali sono i momenti della partita, e le partite stesse. Ci sono gare in cui, come Carpi e Cittadella, devi giocare meno di fino e tirar fuori gli artigli, e altre in cui, come la squadra ha provato a fare domenica, puoi cercare di imporre la tua manovra. Ma l'Ascoli di quest'anno è una squadra con carattere, con attributi, con voglia di lottare e di sacrificarsi per il compagno. E il merito di quest'atteggiamento è sicuramente del proprio allenatore, quell'Alfredo Aglietti che ha saputo plasmare un gruppo non eccelso ne di primo piano a livello qualitativo ma che a livello di spirito battagliero, può giocarsela con tutti. L'Ascoli, anche quando ha perso, è stata sempre viva, come squadra, sempre in partita, sempre sul pezzo. Mai ha preso imbarcate, mai ha fatto figuracce, come invece spesso era successo lo scorso anno. E, con una gara da recuperare, con una squadra che ha tenuto testa a tutti, un pizzico di ottimismo farebbe bene a tutto l'ambiente. Via il pessimismo, via la paura, l'Ascoli se la gioca con tutti. E se, come promesso da Giaretta a PicenoTime arriveranno un paio di ritocchi a Gennaio, il Picchio può divertirsi, sempre tenendo presente che l'obiettivo resta la salvezza, possibilmente con qualche patema in meno e qualche giornata d'anticipo rispetto all'anno scorso.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 23 novembre 2016 alle 17:00
Autore: Manuel Fioravanti
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